Scheda 6
[TAV. I]
ASVr, SILT, reg. 1861, manoscritto cartaceo, sec. X-Y11, min 422x282, cc. 69. Legatura in tutta pergamena bianca con cornici perimetrali tracciate a penna in nero; tre tasselli di rinforzo in pelle sul dorso. In buono stato di conservazione. Il
grande volume, che raccoglie i rilievi topografici delle proprietà terriere
dell'ospedale dei Santi Giacomo e Lazzaro, si apre su una pagina dipinta
con le immagini dei santi patroni: Giacomo, come viandante, in tunica
rossa, manto giallo, cappello e lungo bastone; Lazzaro, come appestato
o lebbroso, nudo, seguito da due cani e da un giovane mendicante. Sotto,
entro uno scudo ovale, lo stemma cittadino contornato da una fascia con
la scritta «Registro de / tute le posesione de l'ospedal de S. / Iacomo».
La pagina è buon lavoro di bottega. Si direbbe opera di un pittore, più
che di un minatore, probabilmente veronese, che la dipinge con tempere
chiare e brillanti, poco oltre la metà del Cinquecento. I
disegni che seguono, tracciati in penna con inchiostro nero, sono molto
particolareggiati e riportano, oltre al perimetro dei confini e al nome
del fondo con la coltivazione, ogni altra indicazione utile a una maggior
specificazione: nomi dei proprietari confinanti; strade di accesso e di
attraversamento, corsi d'acqua, case e fabbriche; scritte a precisazione
di dettagli disegnati: «casa dei lavorente», «fenil», «cortivo», «ostaria»,
«ruda»; superficie data in campi, vaneze e tavole; scala. Il
volume non ha data, ma contiene elementi che ne consentono una datazione
abbastanza precisa. Il
notaio Gabriele Chiocco, cancelliere alla Sanità e autore dell'introduzione
al Commentariolus sulla peste del 1575 (scritto dal vescovo Agostino Valier
e pubblicato da Sebastiano e Giovanni Dalle Donne nel 1576), successivamente
al completamento dei registro, pone sui disegni alcuneannotazioni che
attestano permute, livelli, un acquisto, tutte datate- e comprese fra
il 1569 e il 1584, che consentono di fissare il termine ante quem nel
1569. Il
termine post quem si può stabilire meno direttamente ma altrettanto precisamente
osservando l'edificio disegnato alle carte 10-11, il lazzaretto. Com'ènoto
per gli studi di E Pellegrini (1949-1950) e soprattutto di G. Sancassani
(1958-1959), l'erezione dell'edificio per i malati fu decisa nel 1539.
1 lavori però iniziarono solo nel 1549, e continuarono fino al 1552, quando
vennero interrotti per quasi quarant , anni; ripresero nel 1591 fino al.1594,
si protrassero poi nel Seicento per concludersi alla vigilia della peste
del 1630. Il
lazzaretto, oggi quasi completamente distrutto, fu descritto con grande
precisione da G.B. Da Persico (11, 1821, 118-120) come un fabbricato rettangolare
simile a un chiostro, con quattro porticati e altrettante porte d'ingresso
poste alla metà circa di ogni lato, la principale delle quali ad occidente,
volta quindi verso la città; il grande rettangolo era suddiviso da muri
interni in quattro quadranti, non comunicanti, «per%distinguere in tempi
diversi le rispettive contumacie degli appestati». La tavola (illustrata
in questo catalogo nella scheda 14) riproduce lo stato dell'edificio al
momento del rilievo, quindi non dopo il 1569. E non pare rappresentare
un cantiere in cui sono in corso lavori, bensì una fabbrica indeterminatamente
sospesa. Infatti, a occidente del muro meridionale è stata aperta una
porta d'ingresso, inutile in corso di lavori (sarebbe bastato non completare
il muro per un tratto), indispensabile invece per un comodo accesso dal
lato della città nei quarant'anni di stasi edilizia, e provvisoriamente
sostitutiva della grande porta costruita nell'ala occidentale del lazzaretto
completato. Oltre
a documentare il procedere della costruzione, il disegno consente di fissare
il termine post quem del manoscritto dopo il dicembre 1552, data della
sospensione della fabbricazione. Bibliografia:
FAINELLI 1962. |